Il 2019 potrebbe essere l’anno delle grandi riforme normative in materia di diritto di famiglia. A fine febbraio, infatti, il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge delega, che contiene un accenno ai cosiddetti “contratti prematrimoniali”. Come si legge all’art. 20 lettera. b, caso di approvazione del testo, il Governo dovrà adottare uno o più decreti legislativi per la revisione e integrazione del Codice civile, al fine di «consentire la stipulazione tra i nubendi, tra i coniugi, tra le parti di una programmata o attuata unione civile, di accordi, in forma di atto pubblico o scrittura privata autenticata, aventi efficacia obbligatoria, intesi a regolare tra loro, nel rispetto delle norme imperative, dei diritti fondamentali della persona umana, dell’ordine pubblico e del buon costume, i rapporti personali e quelli patrimoniali e i criteri per l’educazione dei figli».
Accordi prematrimoniali a Milano, le prospettive
Fino ad oggi, ci ricorda il giovane studente Giovanni De Pierro, la giurisprudenza si è schierata contro i patti prematrimoniali essenzialmente per due ragioni: il timore che il coniuge economicamente più fragile sia indotto a rinunciare al divorzio o ad accettare condizioni inique senza la supervisione del giudice o dei legali in negoziazione assistita e per l’indisponibilità dei beni coinvolti. Secondo l’art. 160 del Codice civile, infatti, gli sposi non possono derogare né ai diritti né ai doveri previsti dalla legge per effetto del matrimonio.
Nel corso degli anni tuttavia ci sono state delle timide aperture verso gli accordi prematrimoniali. Alcune pronunce, infatti, li hanno riconosciuti meritevoli di tutela, ravvisando una nullità solo relativa. È il caso della sentenza dalla Corte di Cassazione del 21 dicembre 2012, n. 23713, che ha convalidato l’impegno a intestare un immobile al futuro consorte per ristorarlo delle spese di ristrutturazione della casa familiare.
Il disegno di legge delega allo stato delle cose è ancora piuttosto scarno, ma quello che si evince è che se il Ddl sarà approvato, i futuri sposi, i coniugi o le parti di un unione civile avranno la facoltà di definire con un atto pubblico o una scrittura privata autenticata, ciò che spetta ad entrambi in caso di separazione o divorzio, potranno quindi stabilire la sorte del patrimonio, la residenza, la scuola o l’educazione da prediligere per i figli. La scelta del regime di affido però resterà una prerogativa dei giudici.
Accordi prematrimoniali a Milano, quando entreranno in vigore?
I contratti prematrimoniali sono un tema molto sensibile e come dimostra anche una ricerca condotta dall’associazione “Donne e qualità della vita”, su 541 coppie in procinto di sposarsi, il 64% si è detto favorevole alla loro introduzione. Su base regionale è proprio il Nord, dove non a caso si concentra la maggioranza dei divorzi, a spingere su questa novità, che si spera possa ricevere l’ok in tempi stretti. Come riportano gli organi di stampa, infatti, gli accordi prematrimoniali dovrebbero essere introdotti entro il 2020, colmando così il ritardo rispetto ai Paesi anglosassoni, dove i cosiddetti “prenuptial agreements” sono oramai una realtà consolidata. Per l’Italia quindi sarebbe una vera e propria svolta, soprattutto se si considera che i Tribunali sono oramai intasati dalle cause di separazione e divorzi e che spesso i coniugi si scontrano proprio sugli aspetti patrimoniali.