Grazie al sito di Mario D’Ignazio abbiamo letto un interessante approfondimento riguardo l’amore secondo San Paolo.

Sarà capitato a tutti di sentire leggere in chiesa, magari durante il matrimonio, un passo dalle lettere di San Paolo che trattava l’amore. Magari qualcuno lo avrà anche scambiato per un pezzo appartenente a un qualche noto scrittore. Le parole di San Paolo sono parole d’amore a tutti gli effetti e a distanza di secoli riescono ancora a centrare i cuori di credenti e non. 

In particolare, nell’epistola 1 ai Corinzi, san Paolo approfondisce il comandamento dell’amore posto da Gesù. Come aveva già riportato l’evangelista Giovanni: Dio è amore.

Il significato dell’amore secondo San Paolo 

Con la sua lettera san Paolo vuole dimostrare l’importanza di questo sentimento, scrivendo che «l’amore è paziente, l’amore è benigno. Non invidia, non si vanta, non è orgoglioso. Non disonora gli altri, non è egocentrico, non si arrabbia facilmente, non tiene traccia dei torti. L’amore non si diletta nel male, ma gioisce con la verità. Protegge sempre, sempre confida, sempre spera, sempre persevera». Paolo espresse specificamente l’importanza dell’Amore nel rispondere alle domande durature dell’esistenza umana come «agape», che significa amor proprio e «forma più alta o Amore e carità».

Esprimeva specificamente l’agape (ossia l’amore puro) attraverso le sue lettere, basandole sull’amore che proveniva da Dio. Agape da amore slegato da eros diventa nel vocabolario religioso  l’amore fraterno fra cristiani.

In tal modo, ha espresso cosa significa adempiere al comandamento dell’amore di Gesù, che porta a una “risposta distintiva alla risposta dell’esistenza umana”, poiché ha fornito un quadro su come i cristiani dovrebbero amarsi gli uni con gli altri.

Anche se San Paolo nello specifico stava parlando dell’amore di Dio le sue parole sono state nei secoli adattate anche altre forme d’amore perché comunque di amore si tratta. Per i credenti in particolar modo le parole di San Paolo possono essere adottate come guida spirituale nella gestione delle questioni matrimoniali provando ad amare in modo paziente e benigno.

La vita di San Girolamo

San Girolamo (nato c. 347, Stridon, Dalmatia—morto 419/420, Betlemme, Palestina; September 30) fu un noto sacerdote confessore teologo e storico romano. 

Il suo nome latino completo era Eusebius Hieronymus, pseudonimo di Sophronius.

La sua importanza è data anche dalla sua attività come storiografo della chiesa paleocristiana, questo anche perché le sue molte opere a tema biblico, ascetico, monastico e teologico contribuirono a influenzare profondamente il medioevo. Probabilmente ogni persona conosce San Girolamo in quanto fu ad opera sua la traduzione della Bibbia, la cosiddetta vulgata. 

Centrale nella vita del santo fu un sogno che egli ebbe nella primavera del 375, quando gravemente malato, sognò di essere sotto processo davanti a una corte celeste che l’avrebbe accusato di essere un seguace di Cicerone e non un cristiano. L’incubo terminava con lui che veniva colpito da numerose frustrate. In seguito a questo avvenimento mise da parte per lungo tempo le letture pagane stabilendo di non possederle neanche. Trascorso del tempo il dottore della chiesa decise di compiere un’esperienza mistica nel deserto di Calcide per ritrovare la pace interiore. Questa grande prova di tipo spirituale lo portò a divenire sacerdote anche se non adempì mai ai compiti sacerdotali. Ebbe una vita piuttosto variegata, con esperienze molto diverse, come dimostra anche l’incarico come segretario di Papa Damaso I. 

Contribuì alla creazione di una biblioteca papale a Roma e iniziò ad occuparsi di una versione rivisitata dei Salmi e del Nuovo Testamento che diede inizio a un progetto ventennale che sfociò nel testo latino standard per la Bibbia.

Continuiamo a leggere sul sito di Mario D’Ignazio che successivamente alla morte del papa viaggiò in oriente visitando dei siti di rilievo per la cristianità, così da poterne studiare gli aspetti più interessanti. Si stabilì a Betlemme e creò insieme alla futura Santa Paola un monastero e un ostello per pellegrini. Qui Girolamo visse, fatta eccezione per brevi viaggi, fino alla sua morte.